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Autotrasporto sul piede di guerra per le accise

CNA FITA TOSCANA “Autotrasporto sul piede di guerra“

Il taglio del rimborso sulle accise è un inutile accanimento nei confronti di un settore, e non risolve in modo strutturale  il problema ambientale

Mondo dell’autotrasporto in fibrillazione per l’ipotesi che il Governo Nazionale sta avanzando all’interno del decreto ambiente sul taglio dei cosiddetti contributi dannosi che interessano il settore  dell’autotrasporto, di merci e persone.

CNA Fita Toscana, associazione che rappresenta le imprese dell’ autotrasporto, ha elaborato attraverso il proprio centro studi l’impatto che una misura del genere avrebbe sul settore.

Il rimborso sulle accise a favore delle PMI dell’autotrasporto risale ad una legge della fine degli anni 90’ che ha introdotto la cosiddetta carbon tax; gli autotrasportatori da allora ricevono un contributo che lo Stato riconosce al settore al fine di recuperare parte dell’accisa versata per l’acquisto del gasolio destinato all’alimentazione dei mezzi.

Per avere un’idea dell’impatto economico su una impresa, il rimborso annuale oscilla tra una media di € 5000 e  € 8000 a veicolo, in funzione ovviamente dei Km percorsi e dei consumi dei veicoli.

Risorse importantissime a cui il settore in questo momento non può rinunciare onde evitare la perdita di competitività sul mercato.

L’Italia è uno dei paesi con il più alto prezzo del gasolio alla pompa, in un mercato interno dove le imprese devono confrontarsi tutti i giorni con la concorrenza sleale di vettori provenienti soprattutto dall’est Europa. Il taglio del rimborso sulle accise sarebbe un ulteriore elemento di dumping che le nostre imprese non riuscirebbero a sopportare.

Togliere la possibilità di recuperare parte delle accise sul gasolio non determinerebbe poi un minore impatto sull’ambiente: le merci e le persone continuerebbero a viaggiare, ma a costi più alti e a pagarne le conseguenze sarebbero anche i cittadini.

Esiste poi un altro punto di vista sul quale CNA Fita Toscana ritiene utile soffermarsi, affinché vi sia una maggiore consapevolezza rispetto al tema, ovvero l’impatto in termini numerici dei veicoli eventualmente coinvolti.

In Toscana abbiamo un parco veicolare circolante di quasi 2 milioni e 500 mila automezzi (autovetture, veicoli leggeri e veicoli pesanti); l’intervento che il Governo si appresterebbe a fare impatterebbe soltanto su 17.000 veicoli , meno dell’1% di tutto quello che si muove all’interno della nostra regione.

Oggi circolano ancora sulle nostre strade 172.500 veicoli Euro 0, immatricolati da oltre 27 anni, il cui impatto è indiscutibilmente negativo  da un punto di vista ambientale.

L’ambiente è un tema importantissimo che anche le nostre imprese intendono affrontare, ma nella maniera più opportuna, con un approccio diverso e più consapevole: ci stiamo avvicinando a forme alternative di alimentazione dei mezzi pesanti, ma in termini numerici oggi  non stanno determinando  la svolta green di cui avremmo bisogno, stiamo parlando di 247 veicoli pesanti su 34.000 che hanno un’alimentazione diversa dal gasolio.

Serve pertanto un piano di investimenti importante anche nel sistema infrastrutturale dei rifornimenti alternativi che ad oggi risultano essere insufficienti a garantire una stabilità dei nuovi sistemi di alimentazione e incentivi strutturali per la sostituzione/rottamazione dei veicoli più inquinanti per accompagnare anche il sistema delle piccole e medie imprese  dell’autotrasporto al processo di transizione che inevitabilmente dovremmo percorrere.

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