Pane fresco o conservato? Obbligo di indicazione presso le rivendite
CNA distribuisce una vetrofania per riconoscere chi vende quello fresco
Finalmente, dopo un’attesa quasi decennale, si può distinguere tra pane fresco e pane conservato. L’assenza normativa che ha consentito per anni di spacciare per freschi filoni e panini ottenuti scongelando semilavorati, spesso importati da fuori Italia ma cotti da noi, è infatti terminata con l’entrata in vigore del decreto del MISE che regolamenta la materia.
Pane fresco è solo quello preparato con un processo di produzione continuo di massimo 72 ore dall’inizio della lavorazione alla messa in vendita, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o surgelazione, senza additivi conservanti e trattamenti ad effetto conservante. Tutto il resto è pane conservato e deve essere messo in vendita in scaffali separati da quello fresco, con una dicitura aggiuntiva che ne specifici il metodo di conservazione come “pane sottoposto a processo di surgelazione” o “pane decongelato” e le modalità di conservazione e consumo.
“Orientarsi tra i panifici realmente artigianali ed i rivenditori della grande distribuzione può non essere semplice – spiega Ilaria Niccolini di CNA Alimentare Livorno – per questo per aiutare i consumatori a distinguere le due specie, evitando loro di essere messi fuori strada con diciture escogitate ad hoc per aggirare l’obbligo (come pane di oggi”, “pane caldo”, “pane appena sfornato” o similari) CNA Livorno ha realizzato una apposita vetrofania a disposizione gratuita dei panifici associati che vendono pane fresco, con cui si segnala in chiara evidenza la caratteristica del prodotto così come disposto dalla normativa. La vetrofania inoltre – conclude Ilaria Niccolini – ha quindi anche lo scopo di valorizzare la qualità del prodotto artigianale preparato in loco”.